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Il Migliaccio napoletano Il Migliaccio napoletano © I Templari del Gusto

Il Migliaccio. Il dolce napoletano del Carnevale

La curiosità :

Il migliaccio è un dolce campano e in particolar modo napoletano del Carnevale. Un tempo lo si faceva il Martedì grasso. Il nome deriva da “miglio” perché anticamente le massaie preparavano questo dolce utilizzando la farina di “miglio” un cereale povero, negli anni successivi esso è stato sostituito dalla semola di granoturco. L’ingrediente principale del migliaccio è il semolino, vediamo come si prepara.

Migliaccio - dettaglio fetta
Migliaccio - dettaglio fetta

Ingredienti:

– 1 litro di latte
– 280 gr. di semolino
– 400 gr. di ricotta
– 5 uova
– 1 bustina di vanillina
– scorza grattugiata di un limone
– 200 gr. di zucchero
– sale q.b.
– burro q.b.

Procedimento:

Mettiamo il latte in una padella e versiamo il semolino a pioggia, poi la buccia di limone e un pò di sale.
Mentre la padella è sul fuoco a fiamma bassa lavoriamo bene il composto fino a che non diventi denso, quando sarà della giusta consistenza, togliamo dal fuoco e facciamo raffreddare un pò, mettiamo un pezzetto di burro.
Intanto mettiamo la ricotta in una ciotola, aggiungiamo la vanillina , le uova lo zucchero e lavoriamo evitando che si formino grumi. Quando avremo la giusta consistenza uniamo il composto di ricotta al semolino e latte e amalgamiamo, dobbiamo ottenere un impasto omogeneo.
Prendiamo la nostra bella teglia, mettiamo la carta da forno, versiamo il nostro impasto e inforniamo a 220 gradi per 50- 60 minuti. Serviamo freddo o tiepido. Buon appetito !

Pubblicato in Dolci
Ultima modifica il Martedì, 13 Febbraio 2024 12:23
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Brian Liotti

Brian, non fatevi ingannare dal nome, nasce a Napoli sotto il segno dei pesci e mostra fin da piccolo spiccate capacità artistiche e senso estetico. E' giornalista, speaker radiofonico di fama nazionale, direttore artistico, autore, presentatore, blogger, gastronomo per passione ed esperto di marketing e comunicazione. E' un grande appassionato di food, profondo conoscitore dei prodotti tipici, ha un debole per i borghi storici ed è uno strenuo difensore delle tradizioni anche a tavola, contro ogni forma di omologazione e "globalizzazione del gusto". I suoi racconti e le sue recensioni, sempre molto dettagliate, sono paragonabili ad un viaggio dove il gusto cede il passo alle emozioni.

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