Ti presentiamo un fantastico primo piatto gustato qualche tempo fa al ristorante Tavernetta Marinella a San Michele di Serino. Sono i paccheri di Gragnano alla puttanesca di baccalà, un tripudio di profuo e sapore. Grazie al caro amico Giovanni Romano per la ricetta....Prova a farli a casa
Ingredienti per 4 persone:
– 400 gr. di paccheri di Gragnano
– 500 gr. di baccalà ammollato (code)
– 50 gr. di olive nere di Gaeta
– 50 gr. di capperi
– 400 gr. di passata di pomodori pelati
– 4 cucchiai di olio evo
– aglio – prezzemolo – sale e pepe q.b.
Procedimento:
Soffriggere l’aglio in 4 cucchiai di olio evo, aggiungere il baccalà da crudo tagliato grossolanamente, far soffriggere bene fino all’evaporazione completa dell’acqua vegetale; aggiungere il passato di pomodoro, i capperi e le olive snocciolate e tagliuzzate, regolare di sale e pepe; far cuocere il tutto per altri 15 minuti.
Lessare i paccheri e scolarli bene al dente, aggiungere la pasta al sugo di baccalà con un mestolino di acqua di cottura della pasta e mantecare per bene, aggiungendo del prezzemolo fresco. Servire ben caldo.
Ristorante Tavernetta Marinella
Via Cotone n. 3
San Michele di Serino (Av)
Tel. 0825 595128
Visita la pagina Fb della Tavernetta Marinella
L’olio buono si fa dappertutto. il Made in Italy non è solo l’olio. il Made in Italy è la nostra cultura. È quella che nessuno ci può copiare, la possono solo scrivere e vendere, ma il valore aggiunto lo possiamo dare sono noi italiani andando in giro per il mondo, orgogliosi, con il nostro olio da olive extravergine e con le nostre storie millenarie, a raccontarla.
Cosa bisogna raccontare al mondo? La nostra grande ricchezza sta proprio nel fatto che in Italia, ogni singola azienda, anche poco distante l’una dall’altra, ha una storia bella e coinvolgente. È la nostra grande risorsa e non costa nulla.
L’Italia è il paese più longevo dopo il Giappone, abbiamo ancora i nonni che ci possono raccontare la storia della famiglia e i vari fatti accaduti nel tempo che hanno generato l’azienda rendendola ciò che è oggi.
Raccolta delle olive
Noi quando andiamo in giro a raccontare un olio, un singolo olio, possiamo raccontare un grande pezzo di storia dell’Italia, un territorio, una limitata zona, addirittura la storia della varietà di ulivo dalla quale si estrae quell’olio che si sta degustando. Così ricco di profumi, con un sapore agre come la vita vissuta di quegli uomini che per primi hanno impiantato quegli ulivi mille anni or sono e che però diventa armonico, incantevole, rotondo, speciale.
Ecco, speciale, l’olio italiano è speciale, nel senso più stretto del termine. Perciò viene chiamato oro giallo, perché ha un valore inestimabile, ma non è il semplice liquido giallo o verde che si estrae dal frantoio bensì la storia di quell’olio, i “fatti” di quell’olio, anche la terra arida nella quale vivono aggrappati al suolo da più di mille anni esemplari unici al mondo che solo a guardarli ti si gela il sangue in pieno agosto. Sulla quale senti il crespo dei passi di un uomo che visita gli alberi ascoltando il filo di vento che mai ha smesso di soffiare fra le foglie, come un orchestra sempre a suonare, sempre a suonare, sempre a suonare. Senza mai stancarsi, per centinaia e centinaia di anni.
La raccolta delle olive
L’olio ci ha uniti per secoli e secoli, nei frantoi, nei campi, nelle montagne, ci ha dato vita e viveri. Il frantoio era un luogo di condivisione, di unione, ci si ritrovava anche per un momento conviviale e lì sono nate tante buone ricette. Ricordo ad esempio dalle mie parti si faceva il Caurello, nato per valutare le qualità organolettiche dell’olio appena estratto. Il procedimento era alquanto semplice, si divideva a metà una pagnotta di pane e, con una pala di legno, s’infornava per un veloce abbrustolimento.
Poi era versata dell’acqua calda e quindi calate nell’olio appena estratto dalla pressa. Quindi si condiva il tutto con aglio sminuzzato, acciughe sott’olio e limone spremuto e nuovamente messa in fornace, con la “panara” di legno. Il capo operaio, fattone assaggio, era in grado di stabilire, senza mai sbagliare, le proprietà dell’olio o i suoi eventuali difetti.
Fasi della raccolta delle olive
L’olio buono si fa dappertutto, smettiamola, il Made in Italy non e l’olio, il Made in Italy è la nostra cultura. E non lo vogliamo capire. È quella che nessuno ci può copiare, la possono solo scrivere e vendere, ma il valore aggiunto lo possiamo dare sono noi italiani. Noi e solo noipossiamo andare in giro per il mondo, orgogliosi, con il nostro olio da olive extravergine e con le nostre storie millenarie, a raccontarla.
Invece di stare lì ad ammazzare chissà chi o che cosa, a dire baggianate sulle altre produzioni mondiali di olio, a dire cose stupide che ci tornano contro e a fare battaglie contro i mulini a vento, in preda alla follia, raccontiamo di noi. Stiamo facendo il gioco di chi ci vuole male e ci stiamo auto lesionando, ci hanno fatto dimenticare tutto e ci stanno facendo dimenticare pure chi siamo. È questo che non dobbiamo permettere, stiamo uscendo fuori strada; lamentarci, avere paura, allarmarci, non serve a nulla.
Olio in frantoio
È un mio parere, per carità, ma non voglio continuare a vedere un’Italia che si priva delle proprie origini, della propria grande ricchezza. Siamo stati grandi e siamo bellissimi, non abbiamo eguali, di cosa dobbiamo lamentarci, dell’olio tunisino? Non ce n’è bisogno, noi siamo altro e invece ci stiamo paragonando a qualcosa che con noi non c’entra per niente. Rendiamoci conto di questo e iniziamo a raccontare di tutte le cose belle, l’Italia è l’olio e non lo dicono gli italiani, lo dice la storia millenaria che ci lega indissolubilmente a quest’albero.
Albero di Ulivo - Dettaglio
Quando ci confrontiamo con qualcuno, noi siamo con 3000 anni avanti (anche di più), se siamo in grado di mettere anche questo nella banale bottiglia di olio che restituiamo al consumatore di tutto il mondo, signori, abbiamo vinto. Qualità, storia, cultura e famiglia, questa è la ricetta per il nostro ottimo extravergine. Questa è la differenza.