Ricette

Venerdì, 22 Marzo 2024 11:37

I Taralli dolci napoletani

I taralli dolci napoletani si preparano un po’ in tutta la Campania e sono una vera istituzione. Sono tipici del periodo pasquale ma si trovano anche in altri periodi dell’anno. Sono morbidi, profumati, friabili e molto amati. Mi riportano alla mia mamma e alla nonna che li adoravano e li preparavano spesso. Ideali come merenda, a dire la verità io li mangio spesso a colazione, che bontà! Questa ricetta si tramanda da generazioni. Si possono anche a piacere aromatizzare con il liquore strega.
Ti proponiamo la ricetta del maestro pasticcere di Caffè Intenet a Sant’Anastasia (Na) per farli a casa. Provali te ne innamorerai…

Ingredienti per  dieci/docici taralli grandi:

- 500 gr farina 00
- 250 gr di zucchero
- 125 gr di strutto (o di burro)
- 4 uova
- Buccia grattugiata di un limone non trattato
- 1 bustina di lievito per dolci
- 1 bustina di vanillina
- 1 bicchierino di liquore strega (se piace)

Procedimento:

Mescoliamo in un recipiente la farina ben setacciata e lo zucchero, formiamo la nostra bella fontana e poniamo al centro le uova, la vanillina, il lievito, il liquore strega (se piace), la buccia di limone grattugiata e lo strutto. Impastiamo per bene ed energicamente fino ad ottenere un panetto morbido, liscio e omogeneo. Lasciamo riposare ilpanetto per circa 30 minuti coperto da un canovaccio.
Trascorso questo tempo, riprendiamo il nostro impasto e formiamo delle palline, lavoriamole, stendiamole e formiamo dei bastoncini un po’ più larghi. Arrotoliamoli e chiudiamo il cerchio formando i nostri taralli.
Adagiamoli su una taglia ricoperta di carta da forno e cuociamoli a 180° per circa 30 minuti.

 

Caffè Internet
Cc Le Aquile - Sant’Anastasia (Na)
Pomigliano D’Arco (Na)
Casoria (Na)
Volla (Na)
Info: 081 530 2533
Visita il sito web di Caffè Internet

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Sabato, 03 Aprile 2021 13:40

La pizza dolce di Zia Tonia

La pizza dolce napoletana è un dolce tipico del periodo pasquale. È in pratica una sorta di crostata dolce con la crema pasticcera e le amarene sciroppate, ne esistono tante versioni e ogni famiglia custodisce i suoi segreti. Noi ti proponiamo la ricetta della bravissima Tonia Toscano di Pomigliano D'Arco. La sua è una pizza dolce commovente, deliziosa, fatta seguendo una preziosa ricetta tramandata da generazioni. Grazie a Zia Tonia per averla condivisa con noi….

Pizza dolce

Ingredienti:

Base di pasta frolla
Crema pasticcera
Amarene sciroppate

Pasta frolla:

- 500 gr di farina
- 250 gr di zucchero
- 150 gr di burro
- 3 uova + 2 tuorli
- Una buccia (grattugiata) di limone non trattato
- ½ busta di lievito Paneangeli
- 1 bustina di vaniglia

Procedimento:

Disporre la farina e lo zucchero a fontana, mettere nel foro le uova, il burro a temperatura ambiente, la buccia di limone grattugiata, il lievito e la vaniglia.
Impastare per bene, formare un panetto e lasciarlo riposare due ore in frigo.

Crema pasticcera:

- 500 cl di latte
- 250 gr di zucchero
- 4 tuorli di uova
- 65 gr di farina
- Una buccia di limone

Procedimento:

Mescolare in una pentola zucchero, farina, uova, aggiungere il latte caldo. Mettere poi sul fuoco, portare a bollore, togliere dal fuoco e far raffreddare.

Foderare una teglia di 26 cm con la pasta frolla, aggiungere la crema pasticcera, e distribuire a piacere le amarene. Guarnire la teglia con striscioline di pasta frolla. Infornare a 180 ° per 30 minuti in forno statico.

Servire la pizza dolce dopo qualche ora.

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La pastiera è senza dubbio il dolce campano per eccellenza di questo periodo. Un dolce amatissimo e legato alle tradizioni. Ti presentiamo la ricetta della pastiera napoletana del bravissimo chef Marco del Giudice dell’Hosteria Le Gourmet a Sperone. Il risultato è garantito, che fai non provi a farla a casa?

Ingredienti per 4 pastiere:

Per la frolla

- 1 kg e 200 gr di farina di tipo 1
- 400 gr di strutto
- 500 gr di zucchero
- 8 uova
- Scorzetta di arancia e limone q.b.

Per il ripieno

- 1 kg di ricotta di pecora romana
- 1 kg di zucchero
- 10 uova
- 200 gr di cedro candito (se piace)
- 1 bacca di vaniglia
- 300 ml (circa) di latte
- 1 kg di grano in barattolo
- 50 gr di burro
- Scorzetta di arancia q.b.
- Olio di Neroli (poche gocce)

Procedimento:

Per la frolla (da fare il giorno prima)

Unire strutto e farina e sabbiare nella planetaria oppure lavorarle a mano sulla spianatoia, aggiungere lo zucchero, la scorzetta di arancia e limone e infine le uova, impastare un po’, l’impasto non deve risultare troppo omogeneo. Fare delle mattonelle di 2 cm di spessore, avvolgere nella pellicola e far “frollare” in frigo per una giornata. La pasta frolla si chiama così perché deve “frollare”, infatti il termine frolla viene da questo verbo, non come molti credono perché l’impasto è friabile. Trascorso questo tempo può essere stesa e utilizzata per le nostre pastiere.

Per il ripieno

Cuocere un po’ il grano nel latte ed il burro, aggiungendo la scorzetta di un’arancia e un limone finché non si amalgama bene il tutto.
Lavorare la ricotta con lo zucchero, aggiungendo le uova, il cedro e la vaniglia. Unire il grano cotto nel latte mescolando bene. In genere si aggiunge l’acqua di millefiori o di fiori di arancia ma io metto l’olio di Neroli che è un estratto di arance amare ma attenzione davvero mettete poche gocce perché è molto concentrato.
Con le quantità che vi ho dato si ottengono 4 pastiere due grandi e due un po’ più piccole. Foderare gli stampi con la frolla, posizionare il ripieno e livellarlo. Poi aggiungere le strisce di frolla.
Infornare per 45/50 minuti a 170 °. Il profumo che verrà fuori durante la cottura ha qualcosa di paradisiaco .. Trascorso questo tempo sfornate e fate riposare. La pastiera va servita dopo alcune ore (8/10 almeno), se viene servita dopo un giorno ancora meglio.

Quattro pastiere
Quattro pastiere

- Chef Marco del Giudice -

 

Hosteria Le Gourmet
Via Ferrovia n.28
Sperone (Av)
Tel . 338 215 46 56
Visita la pagina fb dell’Hosteria Le Gourmet

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Giovedì, 11 Marzo 2021 00:21

Zeppole di San Giuseppe al forno

Le zeppole di san Giuseppe sono un dolce di origine campana amatissimo e che si prepara soprattutto nel periodo che precede la festa del papà. Quelle fritte sono super ma una variante sicuramente interessante di questo dolce sono le zeppole al forno. Ti proponiamo la ricetta del maestro pasticcere Silvano Amen di Rosy Cafè a Cimitile per farle a casa.

Ingredienti per una trentina di Zeppole piccole

Per la pasta bignè:

- 250 ml di acqua
- 200 gr di burro
- 5 gr di sale
- 250 gr di farina 00
- 6/8 uova (dipende dalla loro dimensione)

Per la crema pasticcera:
- 700 ml di latte intero di alta qualità
- 300 ml di panna fresca (35% m.g.)
- 300 gr di zucchero
- 240 gr di tuorli d’uovo (sono 12 tuorli)
- 1 baccello di vaniglia (Bourbon)
- Zest di limone (1 limone)
- 120 gr di amido di riso

Per guarnire:

- Amarene Fabbri

Procedimento:

la prima cosa da fare è preparare con anticipo la crema pasticcera.

Per la crema pasticcera:

Portare ad ebollizione in un pentolino latte e panna, nel frattempo a parte mescolare zucchero, tuorli, amido di riso con il baccello di vaniglia.
Quando il latte ha raggiunto il bollore aggiungere e incorporare un po’ alla volta il composto con la miscela di amido di riso, la scorza grattugiata (zest) di un limone non trattato, baccello di vaniglia e tuorli d’uovo. Continuare a mescolare con una spatola o con una frusta a fiamma bassa finché il composto non raggiunga la temperatura di 82 °.
Va poi subito fatta raffreddare, ponendola in un contenitore cha avremo tenuto in precedenza nel congelatore. E poi messa in frigo al fresco. Consiglio di preparare la crema anche il giorno prima e tenerla in frigo.

Per la pasta bignè:

Sciogliere il burro con il sale nell’acqua, raggiungere il bollore. Far cuocere per 2/3 minuti a fiamma bassa aggiungendo in un sol colpo la farina ben setacciata. Trasferire il tutto nella planetaria da banco e incorporare le uova, una alla volta, facendo in modo di impastare e incorporare.
Lavorare il composto finché non raggiunga la consistenza elastica giusta.

La pasta bignè va dressata con l’aiuto di una sac à poche con bocchetta riccia, ottenendo la classica forma della zeppola e va cotta nel forno ventilato preriscaldato a 180° per 20 minuti.
Formare le nostre zeppole, mettendo sulla pasta bignè cotta in forno la crema pasticcera (aiutandoci sempre con una sac à poche). Decorare le zeppole con le amarene. Et voilà, le zeppole sono pronte.

 

- Maestro pasticcere Silvano Amen -

 

Rosy Cafè
Via Alessandro Manzoni, n.1
Cimitile (Na)
Tel. 081 512 4603
Visita la pagina Fb di Rosy Cafè

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Venerdì, 11 Febbraio 2022 11:50

Zeppole Carinolesi di Carnevale

Cari amici dei Templari del Gusto, in questo articolo desidero parlarvi di un dolce che quasi certamente la maggior parte di voi non conosce. Si tratta della zeppola carinolese di Carnevale, un dolce tradizionale che ogni anno, durante il periodo di Carnevale, viene gustato da tutte le famiglie del paese di origine dei miei genitori, Carinola, in provincia di Caserta.
Carinola è un piccolo borgo feudale situato nel Nord della Campania. Si trova in un territorio le cui tradizioni enogastronomiche sono fortemente influenzate dalla presenza, da tempi remoti, degli antichi romani. Basti pensare al Falerno, un vino derivante da uno dei vitigni più antichi della nostra penisola e tipico di questa zona, menzionato da autori come Plinio il Vecchio e Ovidio. Le origini della zeppola carinolese non sono note ma è probabile che siano anch’esse antichissime, dato anche il sapore speziato che la caratterizza.
La zeppola di Carnevale, nonostante il nome, ha una forma che è molto lontana dalle più note zeppole di San Giuseppe, diffuse in tutta Italia. Quella carinolese, infatti, è più somigliante ad una crepe ma più spessa.
La particolarità di questo dolce tradizionale sta nella cottura, in quanto questa può avvenire solo utilizzando un apposito tegame, detto “ruoto”, che in dialetto campano significa “tegame rotondo”. Il “ruoto” è fatto di terracotta, rigorosamente non smaltato, ed ha la caratteristica di avere dei forellini nella parte centrale. Ciò è indispensabile per la buona riuscita del dolce poiché i buchi centrali servono per far penetrare l’aria nell’impasto, la quale deve diramarsi dal centro verso la periferia.

Il particolare ruoto di terracotta per la cottura della zeppola carinolese
Il particolare ruoto di terracotta per la cottura della zeppola carinolese

I tegami per la zeppola di Carnevale sono prodotti a Cascano, un borgo vicino Carinola, famoso per la produzione delle terrecotte, che, anche in questo caso, risale ai tempi dei romani.
Le mie nonne erano solite cuocere la zeppola direttamente sul fuoco del camino e questo, credetemi, contribuiva ad emanare in tutta la casa un profumo intenso ed accattivante. Si poneva il “ruoto” su un treppiedi posizionato direttamente sulla fiamma del fuoco e per saggiare la giusta temperatura della terracotta le mie nonne usavano utilizzare un pezzetto di legno o uno stuzzicadenti da porre al centro del tegame, in corrispondenza dei forellini.
Una volta che questo legnetto diventava nero, la terracotta aveva raggiunto la temperatura perfetta per accogliere e quindi cuocere l’impasto. La cottura non deve avvenire direttamente sulla fiamma, infatti il tegame veniva poi spostato sulla brace preparata appositamente, dove il calore era meno aggressivo.
La zeppola carinolese è composta da ingredienti semplici e mi piace definirlo un dolce “conviviale”, in quanto ognuno si serve strappandola con le mani. Inoltre era impossibile pensare che le mie nonne potessero “sfornare” una singola zeppola, infatti è uso comune farne almeno due, utilizzando altrettanti “ruoti”: mentre il primo sta già cuocendo la prima zeppola, lontano dalla fiamma, il secondo è già pronto sul treppiedi per essere scaldato e così via.
Nei paesi del comune di Carinola spesso, durante il Carnevale, si organizzano le “Zeppolate”, occasioni per celebrare quest’antica festa e per raccogliere offerte che verranno utilizzate per le feste patronali che si svolgeranno l’Estate successiva.

La zeppola Carinolese di Carnevale
La zeppola Carinolese di Carnevale

Parlandovi di questo dolce vi ho portato nei miei ricordi d’infanzia, quando ogni occasione era buona per stare insieme ed onorare le tradizioni. Anche se le cose cambiano, se le nostre vite prendono direzioni diverse e se ci si allontana fisicamente dai luoghi che ci hanno visto crescere, eseguire una ricetta che rimanda alle tradizioni delle nostre famiglie, ci fa tornare in quei luoghi e magari a volte basta un profumo di zucchero e cannella per tornare un po’ bambini e sentirsi coccolati ancora una volta da chi non c’è più.
Qui di seguito trovate la ricetta, rigorosamente tramandata di generazione in generazione, dalle donne della mia famiglia.

Ingredienti:

- 500 gr di farina 00
- 200 gr di zucchero semolato
- 750 ml di latte intero
- 2 uova
- 2 cucchiai di olio evo
- Un pizzico di sale
- Scorza di limone q.b.
- Aroma di vaniglia

Procedimento:

In una ciotola unire le uova alla farina ed allo zucchero, aggiungendo la vaniglia e la scorza di limone. Nel frattempo scaldare il latte, evitando di farlo arrivare ad ebollizione. Una volta caldo aggiungerlo a filo all’impasto, girando con una frusta per evitare la formazione di grumi. Dovrete ottenere una pastella morbida ed omogenea.
Una volta pronta la pastella, posizionare il “ruoto” direttamente sulla fiamma per permettere alla terracotta di raggiungere la temperatura ideale. Quando quest’ultima sarà raggiunta, versare l’impasto, facendo in modo che quest’ultimo raggiunga i bordi del tegame in maniera omogenea. Quando l’impasto avrà ricoperto tutta la superficie del “ruoto”, spegnere la fiamma e coprire con un coperchio. In questo modo la terracotta, ben calda, continuerà a cuocere la zeppola in maniera graduale.
Questo passaggio è fondamentale poiché, in caso contrario, si rischia di bruciare l’impasto.
Il risultato finale sarà un dolce piatto caratterizzato dalla presenza di tanti buchi che conferiscono alla zeppola un tipico aspetto che ricorda il favo d’api.
Se i buchi non si formano vuol dire che il calore non ha raggiunto omogeneamente l’impasto, dunque in alcuni punti risulterà crudo.
Se eseguite questa ricetta sul piano cottura è consigliabile l’utilizzo di uno spargifiamma.
Guarnire con zucchero semolato e polvere di cannella a piacere. In una variante più moderna e golosa si può aggiungere crema di nocciole.

Zeppola Carinolese di Carnevale Dettaglio fette
Zeppola Carinolese di Carnevale Dettaglio fette

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Lunedì, 19 Dicembre 2022 11:18

Le scarpelle molisane

Le scarpelle molisane sono buonissime e sono una delle ricette tipiche del periodo natalizio e più in generale delle feste di questa regione meravigliosa. Sono semplicissime da fare. Si possono preparare sia nella versione dolce (con lo zucchero) sia nella versione salata. Noi ti proponiamo la ricetta delle scarpelle dolci della brava Daniela Carissimo della Pasticceria Dolci Tentazioni a Trivento. Sono irresistibili, prova a farle anche tu!

Ingredienti per una trentina di scarpelle (dipende anche dalla grandezza che scegliamo):

- Farina 1 kg
- Acqua 500/600 gr.
- Sale 20 gr.
- Lievito di birra 50 gr. (o anche lievito madre)

Per friggere:

- Olio di semi di arachide q.b.

Procedimento: 
Impastiamo la farina, con il sale, il lievito di birra (sciolto in un bicchiere di acqua tiepida) e l’altra acqua in planetaria.

L'impasto
L'impasto

Una volta ottenuto il nostro impasto lasciamolo lievitare coperto da un canovaccio per un paio di ore. Una volta lievitato, lavoriamo l’impasto e formiamo dei pezzi lunghi (o delle palline se preferite).

Le scarpelle prima di essere fritte
Le scarpelle prima di essere fritte

Immergiamoli nell’olio caldo. Appena pronti, scoliamoli su carta assorbente per far perdere l’unto in eccesso e passiamoli nello zucchero. Et voila…..il gioco è fatto.

Momento della frittura
Momento della frittura

Sono buonissimi…Provare per credere.

Le scarpelle Dettaglio
Le scarpelle Dettaglio

N.B.
Le scarpelle si possono fare anche nella versione salata unendo all’impasto quando formiamo le frittelline cime di cavolfiore, alici o baccalà.

Dolci Tentazioni
C/da Macchierio n.97
Trivento (Cb)
Tel. 0874 871263
Visita la pagina Fb della Pasticceria Dolci Tentazioni Trivento

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Martedì, 08 Dicembre 2020 13:47

I cannoli dell'Euro Bar Dattilo (Tp)

E’ già da qualche anno che quando siamo in Sicilia troviamo sempre il modo e un buon pretesto per arrivare fino a Dattilo. Siamo in provincia di Trapani e giusto ad un pugno di km dal capoluogo c’è Dattilo. Chi ci segue anche sui social lo sa, proprio qui, qualche anno fa abbiamo scoperto una meraviglia assoluta: i cannoli dell’Euro Bar.
Venire qui è una sorta di pellegrinaggio per noi appassionati di food e desiderosi di raccontare e condividere le nostre esperienze di gusto.
In questo luogo lontano dagli itinerari turistici tradizionali e poco avvezzo alle luci dei riflettori, tutto ti aspetteresti di trovare ma non quello che per noi, è uno dei migliori cannoli mai gustati.
Inutile girarci intorno perché a parer nostro la realtà è questa. Michele Mazzara (il patron) ormai ha creato intorno a sé e al cannolo dell’Euro Bar quasi una sorta di venerazione, una fama che ha portato turisti, curiosi, golosi e addetti ai lavori da queste parti e questa fama è assolutamente meritata.
Chi già è stato qui può capirci e non può non darci ragione, ma possiamo solo immaginare lo stupore di chi la prima volta dovesse mettere piede qui.
Si resta a bocca aperta già quando ci si trova di fronte a questa meraviglia, la si guarda e si resta colpiti, a cominciare dalla dimensione generosa dei cannoli capaci di soddisfare anche palati più esigenti.
E poi ci si abbandona ai sensi, si chiudono gli occhi e si gusta la poesia, proprio così, perché i mitici cannoli dell’Euro Bar Dattilo, li riconosceresti anche bendato: involucro friabile, ricotta densa, consistente, profumata, avvolgente e misura extralarge.
La ricotta bella granulosa, con poco zucchero, è rigorosamente di pecora e solo delle valli trapanesi. La cialda è fatta a mano, non unta ed è friabile e gustosa. Insomma pochi fronzoli, tanta sostanza e tanta bontà. Noi lo abbiamo gustato in due versioni: semplice con la sola ricotta e anche quello con ricotta e gocce di cioccolato.
I cannoli dell’Euro Bar Dattilo a parer nostro sono uno dei piaceri che bisogna concedersi almeno una volta nella vita. Questo luogo è un vero Paradiso per chi ama i cannoli. Sarà uno dei primi indirizzi in cui torneremo quando si potrà ricominciare a viaggiare.
Intanto segna questo indirizzo in agenda e continua a seguirci….

Euro Bar Dattilo
Via Garibaldi, 11/13
Dattilo (Tp)
Tel. 0923 861434
Visita la pagina Fb dell’Euro Bar Dattilo

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Venerdì, 23 Dicembre 2022 11:02

Gli struffoli napoletani

Gli struffoli sono uno dei dolci campani e napoletani tipici del periodo natalizio. Queste golose palline sono belle da vedere e buonissime. In questo periodo le pasticcerie sono un tripudio di bontà e naturalmente non possono mancare gli struffoli. Presenti anche in tante case. Non è difficile farli, l'importante è seguire per bene ogni passaggio. Ti proponiamo la ricetta della nostra bravissima Silvia Cella che ci spiega come farli a dovere.

Ingredienti per un vassoio medio di struffoli:

- 500 gr di farina
- 5 uova
- 2 cucchiai di zucchero o 50 gr. fruttosio
- 40 g di burro buccia grattugiata di limone e arancia
- sale 1 pizzico
- 60 ml. di vino bianco
- 2 cucchiai d’acqua

- 1 lt. Olio di semi di arachidi (per friggere)

Per condire:

- 300 gr di miele
- 40 gr di scorzetta d'arancia candita
- 40 gr di cedro candito
- 60 gr di confettini colorati
- 50 gr di scorzette d’arancia e limone freschi

Procedimento:

Impastare la farina, disposta a fontana sul tavolo, con tutti gli altri ingredienti. Lavorare bene l'impasto, poi lasciarlo riposare coperto per una mezz'ora. Tagliarlo a piccole porzioni e, sul tavolo infarinato, con il palmo delle mani formare dei bastoncini da tagliare a pezzetti di un centimetro circa ciascuno, formare delle palline. Friggerle poche per volta in olio caldo finché saranno dorate e passarle su carta assorbente. Far liquefare il miele in una casseruola con un po’ di acqua. Far prendere l'ebollizione a calore moderato. Quando scompare la schiuma, versare la metà dei canditi tagliati a pezzettini, la buccia sottilissima del limone e dell'arancia a filettini e gli struffoli; mescolare delicatamente in modo che gli struffoli si rivestano uniformemente di miele e lo assorbano completamente. Versarli poi su un piatto rotondo e con le mani bagnate dare loro la forma di una ciambella e al centro adagiare un mandarino con la foglia. Spargere confettini colorati e decorare con gli altri canditi tagliati in striscioline. Gli struffoli sono pronti. 

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Sabato, 21 Novembre 2020 10:12

I Peperati di San Severo del Forno Innocenzo

Situata nell’Alto Tavoliere la città di San Severo si presenta come un borgo suggestivo e ricco di storia. Le sue origini sono antiche, ma è a partire dal Medioevo che l’agglomerato assume una fisionomia urbanistica rilevante, oggi visibile nelle stradine del centro storico. Di indubbio interesse sono i principali edifici religiosi tra i quali spicca la Cattedrale, risalente all’XI secolo ma poi rifatta nel XVIII, il santuario della Madonna del Soccorso, il Monastero dei Celestini, che è oggi il Palazzo del Municipio, l’Episcopio, la chiesa di San Lorenzo delle Benedettine con la sontuosa facciata concava in pietra di Apricena e la chiesa di San Severino la cui facciata romanica è impreziosita da un meraviglioso portale.
Passeggiando per il centro di San Severo si scoprono vicoli pittoreschi, piazze e chiostri che mantengono intatta la loro originaria struttura e racchiudono scrigni di grande valore artistico ed eleganza architettonica.
Quindi San Severo merita sicuramente una visita e se capitate da queste parti non potete non assaggiare i peperati (in dialetto pèpèrète), dei taralli (biscotti) speziati con mandorle, cioccolato e mosto cotto dalle origini antichissime.
Li ho gustati al Forno Innocenzo e li ho trovati eccezionali.
La ricetta originale del Forno Innocenzo resta giustamente segreta, ma possiamo darvi la ricetta usata nelle case di San Severo, poiché i peperati (pèpèrète) vengono preparati ancora oggi tradizionalmente dalle massaie e sono fantastici.

Peperati Dettaglio
Peperati - Dettaglio

Ingredienti per una decina di taralli:

- Un kg di farina
- Due misurini di olio Evo (sui 100 ml)
- 1 tazza colma di mosto cotto
- 400 gr di zucchero
- ½ bustina di chiodi di garofano
- 1 bustina di cannella
- 2 bustine di lievito in polvere
- 150 gr di cacao amaro
- 120 gr di cioccolato fondente (a pezzetti o bottoncini)
- 100 gr di mandorle
- Latte q.b. per impastare

Procedimento:

Come prima cosa tostiamo le mandorle e tritiamole, tritiamo anche il cioccolato a pezzettini piccolissimi (o utilizziamo i bottoncini o palline di cioccolato già piccole e pronte).
In un recipiente capiente versiamo la farina, lo zucchero, il lievito in polvere, il cacao, le varie spezie, il cioccolato e le mandorle e mescoliamo bene. Poi aggiungiamo l’olio, il mosto cotto continuando a mescolare. Impastiamo bene, versiamo il tutto su una spianatoia e incorporiamo il latte a filo, fino a rendere il panetto bello elastico e tale da poterlo lavorare bene con le mani. Formiamo una bella palletta e lasciamolo lievitare sotto un canovaccio per 5 /6 ore.
Trascorso questo tempo riprendiamo l’impasto, formiamo dei piccoli salsicciotti e chiudiamoli a mo’ di ciambelline (taralli). Disponiamoli su una teglia foderata con carta forno, lasciamoli riposare per un’oretta poi inforniamoli per 15 minuti a 170° in forno preriscaldato.
Attenzione a non farli cuocere troppo, devono mantenersi morbidi. Fateli raffreddare prima di servirli. Sono fantastici, provare per credere…

N.B. Un ringraziamento a Giulia Beccia per la preziosa collaborazione.

Forno Innocenzo
Corso Amedeo D'Aosta, n.16
San Severo (Fg)
Tel. 0882 373382
Visita la pagina Fb del Forno Innocenzo

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Siamo a Monte Sant’Angelo, uno dei gioielli del Gargano. Dal borgo, situato su uno sperone di roccia in bella posizione panoramica ad oltre 800 metri sul livello del mare, si ammira ad ovest il Tavoliere e a sud il mare e Manfredonia. Monte Sant’Angelo è un centro dalla storia antichissima con un centro storico caratteristico, il Rione Junno caratterizzato dalle sue casette bianche tutte uguali, Il castello Normanno – Svevo e soprattutto il bellissimo Santuario di San Michele Arcangelo (patrimonio UNESCO), uno dei luoghi più importanti della Cristianità, meta di pellegrinaggi e visitato da centinaia di migliaia di fedeli ogni anno.
Proprio qui, nel suo paese, In questo meraviglioso borgo del Gargano, in bilico tra tradizione, storia, anima popolare e modernità, nel cuore del centro storico in Piazza de’ Galganis, c’è il regno di Gegè Mangano, chef geniale, vulcanico, creativo e di una simpatia prorompente.

Li Jalantuùmene
Li Jalantuùmene

Qui c’è Li Jalantuùmene che è un mondo a parte, quasi una filosofia di vita, è molto di più di un ristorante, è una vera esperienza sensoriale e storica, qui puoi sostare e restare a dormire a Casa Li Jalanuùmene e goderti un soggiorno unico in ambienti che profumano di storia e nel contempo eleganti e raffinati.
Poi pranzare o cenare da Gegè Mangano è qualcosa che resta nella memoria e ti regala sempre emozioni uniche. L’ultima creatura di Gegè è Tirami Sud, un progetto e un portale che ti dà la possibilità di ordinare e avere a casa tua eccellenze del territorio e i prodotti selezionati da Gegè, come le mitiche Ostie ripiene di Monte Sant’Angelo, dolce tipico del luogo. 

Le Ostie ripiene di Gege Mangano
Le Ostie ripiene di Gege Mangano

Ti proponiamo la ricetta dello Chef Gegè Mangano e qualche curiosità su questo dolce dalle origini antiche.

Ingredienti per 10 ostie:
 
- 300 gr di mandorle abbrustolite in forno
- 250 gr di miele millefiori
- 50 gr zucchero
- Pizzico di cannella in polvere
- Qualche chiodo di garofano
- Scorza di limone femminello grattugiata
- Scorza di arancia grattugiata

Procedimento:

In un tegame metto le mandorle abbrustolite, mescolo qualche attimo con un cucchiaio di legno. Subito aggiungo il miele e lo zucchero. Mescolo spesso in modo che possano sciogliersi e amalgamarsi con le mandorle. Proseguo la cottura a fiamma dolce per circa 40 minuti. Continuo a mescolare spesso per non fare attaccare il composto. Terminata la cottura, tolgo dal fuoco e aggiungo la polvere di cannella, i chiodi di garofano, la scorza di limone e di arancia grattugiata. Continuo a mescolare e amalgamare bene il composto. Intanto stendo le ostie che ho preparato precedentemente con il cucchiaio di legno incomincio e posizionare il composto sulle ostie e le ricopro con un altra ostia (come se fossero dei sandwich). Per fare in modo che si attacchino posiziono in superficie una tavoletta di legno con dei pesi. Si lasciano riposare per circa un'ora in modo che possano attaccarsi l'una all'altra. Dopo un'ora saranno pronte per essere gustate.

Preparazione delle ostie:

Per fare le ostie occorrono semplicemente acqua, farina e un filo di olio Evo, si lavora il tutto e si crea una pastella. Indispensabile un utensile “il ferro a tenaglia” che si mette a scaldare sul fuoco. Poi quando è caldo, con un cucchiaio si posiziona un po’ di quella pastella e così si crea l’ostia. Bisogna stare attenti a non farle bruciare e quindi girare rapidamente da una parte all'altra.
N.B. Se vi manca il tempo e l’attrezzo adatto, potete anche comprare delle ostie già pronte.

Ostie Ripiene
Ostie Ripiene

La Curiosità: le ostie ripiene (ostie ckjene) sono una specialità tipica di Monte Sant Angelo, nel cuore del parco nazionale del Gargano.
La leggenda narra che un giorno nelle cucine del Monastero della Santissima Trinità (convento delle Clarisse), alcune suore stessero preparando alcuni dolci con il miele. A un certo punto una mandorla cadde nel miele e una di queste suore per riprendere la mandorla usò due ostie. Chiaramente la mandorla rimase attaccata tra le due ostie grazie al miele.
Nel frattempo entrò un parroco e guardando quella scena disse alla suora che era un peccato di gola. La suora rispose al parroco che si sbagliava, non era un peccato di gola bensì erano le OSTIE RIPIENE.

 

Li Jalantuùmene
Piazza De’ Galganis n.5
71037 Monte sant’Angelo (Fg)
Tel. 0884 565484

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