Cari amici dei Templari del Gusto, in questo articolo desidero parlarvi di un dolce che quasi certamente la maggior parte di voi non conosce. Si tratta della zeppola carinolese di Carnevale, un dolce tradizionale che ogni anno, durante il periodo di Carnevale, viene gustato da tutte le famiglie del paese di origine dei miei genitori, Carinola, in provincia di Caserta.
Carinola è un piccolo borgo feudale situato nel Nord della Campania. Si trova in un territorio le cui tradizioni enogastronomiche sono fortemente influenzate dalla presenza, da tempi remoti, degli antichi romani. Basti pensare al Falerno, un vino derivante da uno dei vitigni più antichi della nostra penisola e tipico di questa zona, menzionato da autori come Plinio il Vecchio e Ovidio. Le origini della zeppola carinolese non sono note ma è probabile che siano anch’esse antichissime, dato anche il sapore speziato che la caratterizza.
La zeppola di Carnevale, nonostante il nome, ha una forma che è molto lontana dalle più note zeppole di San Giuseppe, diffuse in tutta Italia. Quella carinolese, infatti, è più somigliante ad una crepe ma più spessa.
La particolarità di questo dolce tradizionale sta nella cottura, in quanto questa può avvenire solo utilizzando un apposito tegame, detto “ruoto”, che in dialetto campano significa “tegame rotondo”. Il “ruoto” è fatto di terracotta, rigorosamente non smaltato, ed ha la caratteristica di avere dei forellini nella parte centrale. Ciò è indispensabile per la buona riuscita del dolce poiché i buchi centrali servono per far penetrare l’aria nell’impasto, la quale deve diramarsi dal centro verso la periferia.
Il particolare ruoto di terracotta per la cottura della zeppola carinolese
I tegami per la zeppola di Carnevale sono prodotti a Cascano, un borgo vicino Carinola, famoso per la produzione delle terrecotte, che, anche in questo caso, risale ai tempi dei romani.
Le mie nonne erano solite cuocere la zeppola direttamente sul fuoco del camino e questo, credetemi, contribuiva ad emanare in tutta la casa un profumo intenso ed accattivante. Si poneva il “ruoto” su un treppiedi posizionato direttamente sulla fiamma del fuoco e per saggiare la giusta temperatura della terracotta le mie nonne usavano utilizzare un pezzetto di legno o uno stuzzicadenti da porre al centro del tegame, in corrispondenza dei forellini.
Una volta che questo legnetto diventava nero, la terracotta aveva raggiunto la temperatura perfetta per accogliere e quindi cuocere l’impasto. La cottura non deve avvenire direttamente sulla fiamma, infatti il tegame veniva poi spostato sulla brace preparata appositamente, dove il calore era meno aggressivo.
La zeppola carinolese è composta da ingredienti semplici e mi piace definirlo un dolce “conviviale”, in quanto ognuno si serve strappandola con le mani. Inoltre era impossibile pensare che le mie nonne potessero “sfornare” una singola zeppola, infatti è uso comune farne almeno due, utilizzando altrettanti “ruoti”: mentre il primo sta già cuocendo la prima zeppola, lontano dalla fiamma, il secondo è già pronto sul treppiedi per essere scaldato e così via.
Nei paesi del comune di Carinola spesso, durante il Carnevale, si organizzano le “Zeppolate”, occasioni per celebrare quest’antica festa e per raccogliere offerte che verranno utilizzate per le feste patronali che si svolgeranno l’Estate successiva.
La zeppola Carinolese di Carnevale
Parlandovi di questo dolce vi ho portato nei miei ricordi d’infanzia, quando ogni occasione era buona per stare insieme ed onorare le tradizioni. Anche se le cose cambiano, se le nostre vite prendono direzioni diverse e se ci si allontana fisicamente dai luoghi che ci hanno visto crescere, eseguire una ricetta che rimanda alle tradizioni delle nostre famiglie, ci fa tornare in quei luoghi e magari a volte basta un profumo di zucchero e cannella per tornare un po’ bambini e sentirsi coccolati ancora una volta da chi non c’è più.
Qui di seguito trovate la ricetta, rigorosamente tramandata di generazione in generazione, dalle donne della mia famiglia.
Ingredienti:
- 500 gr di farina 00
- 200 gr di zucchero semolato
- 750 ml di latte intero
- 2 uova
- 2 cucchiai di olio evo
- Un pizzico di sale
- Scorza di limone q.b.
- Aroma di vaniglia
Procedimento:
In una ciotola unire le uova alla farina ed allo zucchero, aggiungendo la vaniglia e la scorza di limone. Nel frattempo scaldare il latte, evitando di farlo arrivare ad ebollizione. Una volta caldo aggiungerlo a filo all’impasto, girando con una frusta per evitare la formazione di grumi. Dovrete ottenere una pastella morbida ed omogenea.
Una volta pronta la pastella, posizionare il “ruoto” direttamente sulla fiamma per permettere alla terracotta di raggiungere la temperatura ideale. Quando quest’ultima sarà raggiunta, versare l’impasto, facendo in modo che quest’ultimo raggiunga i bordi del tegame in maniera omogenea. Quando l’impasto avrà ricoperto tutta la superficie del “ruoto”, spegnere la fiamma e coprire con un coperchio. In questo modo la terracotta, ben calda, continuerà a cuocere la zeppola in maniera graduale.
Questo passaggio è fondamentale poiché, in caso contrario, si rischia di bruciare l’impasto.
Il risultato finale sarà un dolce piatto caratterizzato dalla presenza di tanti buchi che conferiscono alla zeppola un tipico aspetto che ricorda il favo d’api.
Se i buchi non si formano vuol dire che il calore non ha raggiunto omogeneamente l’impasto, dunque in alcuni punti risulterà crudo.
Se eseguite questa ricetta sul piano cottura è consigliabile l’utilizzo di uno spargifiamma.
Guarnire con zucchero semolato e polvere di cannella a piacere. In una variante più moderna e golosa si può aggiungere crema di nocciole.
Zeppola Carinolese di Carnevale Dettaglio fette