Brian, non fatevi ingannare dal nome, nasce a Napoli sotto il segno dei pesci e mostra fin da piccolo spiccate capacità artistiche e senso estetico. E' giornalista, speaker radiofonico di fama nazionale, direttore artistico, autore, presentatore, blogger, gastronomo per passione ed esperto di marketing e comunicazione. E' un grande appassionato di food, profondo conoscitore dei prodotti tipici, ha un debole per i borghi storici ed è uno strenuo difensore delle tradizioni anche a tavola, contro ogni forma di omologazione e "globalizzazione del gusto". I suoi racconti e le sue recensioni, sempre molto dettagliate, sono paragonabili ad un viaggio dove il gusto cede il passo alle emozioni.
Siamo a Trastevere in Via Natale del Grande, proprio di fronte all’ex Cinema America c’è un indirizzo che vi consiglio di non perdere se siete nella Capitale: Eggs. Già dal nome si comprende la genesi e il senso di questo progetto nato dalla collaborazione tra Zum, (il regno del Tiramisù che si trova in Piazza del Teatro di Pompeo zona Campo de’ Fiori) e il sito gastronomico Puntarella Rossa.
Eggs è un piccolo gioiello che propone una ristorazione che strizza l’occhio al gourmet in modo sobrio e mantiene salde le radici nella tradizione. Da Eggs il protagonista principale è l’uovo, in tutte le sue varianti, uova di gallina ma non solo. C’è un’attenzione maniacale alla qualità della materia prima, fornitori di eccellenza selezionati con cura (uova Peppovo che sono anche in vendita nel ristorante, pasta del pastificio Agricolo Mancini, caviale italiano Calvisius tanto per fare degli esempi) che si affiancano alle uova biologiche che provengono dal Bio Orto Eggs con annesso pollaio, da qui arrivano anche le verdure biologiche e sane utilizzate in cucina.
Il locale è piccolo, accogliente avrà una sessantina di coperti c’è poi un piccolo dehors fronte strada da usare quando il clima lo consente. Entrando c’è un bel bancone, tavoli e sedie sono molto carine e dal tocco un po’ retrò, studiata anche l’illuminazione. Insomma c’è l’atmosfera giusta per godersi una bella esperienza gastronomica.
Siamo in due, ci accomodiamo dopo aver prenotato il nostro tavolo. Il menù è uno spettacolo, molto bello anche da vedere. Somiglia un po’ alle vecchie rubriche telefoniche. C’è un po’ la storia del locale, il concept e le varie proposte, gli antipasti, il cosiddetto gioco dell’ova ossia la degustazione servita in gusci d’uovo svuotati e riempiti con abbinamenti fantastici: zabaione e tartufo nero, burrata e uova di salmone, caviale erba cipollina e patate, crema di pecorino, zucchine marinate e bottarga di gallina, gelatina di martini bianco, tuorlo di quaglia e perle di yuzu e tonno, alici, nocciole tostate e rosso d’uovo al limone. E ancore le tartare, le paste e le zuppe, uova e verdure, i secondi di carne e pesce e udite udite: la carta delle carbonare.
Ce ne sono diverse, la classica, la viola con cipolla rossa caramellata, la arancione con la zucca, la verde con il broccolo romanesco, la nera con tartufo nero, la rosso fuoco con ‘nduja e stracciatella, la porpora con petto d’anatra e caciocavallo, la bianca fatta con spaghetto di patate, guanciale, crema di pecorino e uovo 64°, la torbata con zabaione salato al whisky Oban e la carbonara 1954 fatta con pancetta e gruviera. Ci sono anche tre proposte di carbonara per chi non mangia carne. Avrete capito che qui si fa sul serio e c’è davvero l’imbarazzo della scelta. Ovviamente ci sono i dolci e troneggia tra gli altri sua maestà il tiramisù.
Noi ordiniamo una minerale e due calici di rosso, un Cirò Rosso di Librandi ottenuto da uve di gaglioppo in purezza, e un calice di Rosso Arcaico di Andrea Occhipinti da uve Aleatico e Grechetto, un vino sorprendente. Arrivano i pani, dall'antico forno Roscioli: pan noci, pan olive, scrocchiarella, pane integrale, e bottoncino e dal forno a legna di Peppo al Cosimato pane casereccio al lievito madre.
I pani
Ordiniamo per cominciare un uovo carbonaro: crema di pecorino romano, uovo 64°, guanciale croccante, crostini di pane e pepe. Spettacolare. Ho trovato indovinato l’equilibro che si crea tra l’uovo e la sapida e suadente crema di pecorino romano (che buona).
Uovo carbonaro
Con questa meraviglia i crostini ci stanno un amore per donare la giusta e necessaria nota croccante al piatto. Confesso che abbiamo fatto anche la scarpetta (non sarà elegante ma chissenefrega).
Crostini
Non vediamo l’ora di assaggiare i primi abbiamo scelto una carbonara rosso fuoco con ‘nduja e stracciatella. In una parola: favolosa. Perfetta e al dente la cottura della pasta, piccantina al punto giusto grazie alla ‘nduja che faceva l’amore con la morbida stracciatella. Mi è piaciuta tantissimo.
Carbonara con nduja e stracciatella
Per l’altro primo abbiamo preso una carbonara classica. Semplicemente perfetta. Anche qui da rimarcare la cottura perfetta e al dente della pasta (come piace a me), gustoso e croccante il guanciale di Campofelice, poi pecorino (70%) e parmigiano (30%) e pepe del Madagascar. Una delle migliori carbonare mai mangiate in vita mia: cremosa, profumata, goduriosa. Chapeau!
La carbonara
Ho trovato anche molto interessante l’uso del barattolo di vetro, scelta non solo cretiva ed estetica ma funzionale e che ha un suo perché. L’uso del boccaccio di vetro infatti lascia la pasta calda e umida (si sa che il vetro è un ottimo conduttore termico) questo consente alla pasta di mantenersi calda e di restare cremosa fino a quando terminiamo di mangiare la nostra carbonara. Inoltre ogni porzione di carbonara è di 105 gr. quindi direi anche generosa.
Carbonara classica
Siamo davvero estasiati da queste due carbonare. Decidiamo di provare anche un secondo e la nostra scelta ricade su rosti di patate, uova strapazzate, caciocavallo di Scanno e tartufo nero. Ottima scelta anche questa. Delizioso il rosti di patate croccanti, uovo e tartufo poi (si sa) è un connubio garantito.
Rosti di patate uova strapazzate caciocavallo di Scanno e tartufo nero
Purtroppo non riusciamo a prendere il dolce ma ritorneremo di sicuro anche per questo e per gustare altre proposte di Eggs. Prendiamo due amari e chiediamo il conto. Paghiamo per il nostro pranzo poco più di 35 euro a persona. Corretto rapporto qualità prezzo se consideriamo la proposta di cucina e l’uso di prodotti selezionati di altissima qualità.
Eggs a Roma è un gioiello. Definirlo ristorante è riduttivo, qui si viene per vivere una bella esperienza gastronomica (a patto che ti piacciano le uova, ovvio). L’ambiente è gradevole e invita alla convivialità. La cucina strizza l’occhio al gourmet ma mantiene sempre salde le radici nella tradizione. La carbonara qui è una filosofia di vita, andrebbero provate tutte le carbonare in carta, dalla classica alle più creative, il risultato non cambia. Da Eggs ho gustato una delle migliori carbonare mai provate fino ad oggi, complimenti davvero. C’è poi grande una attenzione alla qualità delle materie prime e dei prodotti. Il servizio è veloce e professionale ma al contempo informale. Giusto il rapporto qualità-prezzo. Eggs a Roma (Trastevere), da provare e riprovare più volte. Garantiamo noi.
Eggs
Via Natale del Grande n.52
Tel. 06 581 7281
Visita la pagina fb di Eggs
Siamo tornati a Trastevere, ci perdiamo in questo quartiere splendido con le sue case antiche e colorate, i sanpietrini, i portoni antichi, i vicoletti, le piazze, gli slarghi, le chiese e palazzi storici. E’ un luogo ricco di negozietti, botteghe, bistrot, ristorantini, osterie. Un luogo che si ravviva soprattutto di sera e di notte quando si popola di romani, studenti italiani e stranieri, turisti, che inondano le stradine e i vicoletti medievali tra i tanti bar, vinerie e locali. E’ sempre bello immergersi nella “movida trasteverina”. In questo caso siamo tornati a Trastevere per pranzo per andare Tonnarello, una vera istituzione a Roma.
Tonnarello si trova in Via della Paglia in linea d’aria alle spalle della Chiesa di Santa Maria in Trastevere. Qui si fa da mangiare da tempo immemorabile, pensate qui si fa locanda dal 1876. Il locale è quanto di più accogliente ci sia: caldo, ammaliante pieno di oggetti “vintage” e della vita che fu e tanti richiami alla “romanità”. Dominano i colori chiari e il legno, al piano di sopra anche dei bei divanetti e muro e delle sedie che donano un piacevole effetto un po’ retrò.
Altra cosa importante da sottolineare è che Tonnarello è “immenso” con le sue 5 sale su due livelli (oltre 200 i coperti), senza considerare i tavoli all’aperto che nella bella stagione o comunque quando il clima lo consente fanno aumentare e di molto i coperti a beneficio dei clienti desiderosi di accaparrarsi un tavolo.
Non accettano prenotazioni, bisogna armarsi di pazienza e mettere in preventivo un po’ di attesa ma ne vale assolutamente la pena. Noi siamo in due e dopo un’attesa non da poco (40 minuti ma la Domenica a pranzo, arrivati alle 13.40, ci sta), ci accomodiamo su nostra richiesta all’interno. Ci sistemano in una delle salette al piano terra. Nonostante ci sia tantissima gente bisogna dire che il servizio è veloce , rapido ed efficiente.
Ci sono tanti ragazzi che lavorano alacremente e tanto personale e tutti sono sorridenti e disponibili con gli ospiti (cosa importante). Veniamo alla parte che a noi interessa di più: il cibo.
Questo è un tempio della cucina tradizionale romana lo si nota anche dal menù: gli antipasti, i primi, i secondi (con alcuni simboli della tradizione come coda alla vaccinara, l’abbacchio al forno, il pollo alla romana con i peperoni e le patate e i saltimbocca), i contorni, e poi una voce a parte per le polpette (uno dei must del locale insieme ai tonnarelli). Ma si possono prendere anche le “pinse” e le insalatone. Insomma ce n’è per tutti i gusti.
Diamo il via alle danze prendiamo due calici di Merlot Castello di Torre in Pietra, un rosso interessante, fermo, molto piacevole con buoni tannini.
Ordiniamo come antipasto i mitici carciofi alla Giudìa. Che ve lo dico a fare, eccezionali.
Carciofo alla Giudia
Il carciofo alla giudìa è un piatto nato originariamente nel ghetto ebraico della capitale, si tratta di un semplice carciofo fritto aperto a mo’ di rosa. Per questo piatto viene usato il carciofo cimarolo (detto anche mammola) che è tondo e privo di spine. Li ho trovati sublimi, con una frittura perfetta, risultavano teneri, delicati, saporiti, serviti con una stuzzicante focaccia (che si lasciava mangiare alla grande).
Focaccia
E’ tempo di gustare due primi: la scelta cade su due classici: tonnarelli all’amatriciana, fatti come Dio comanda, serviti in una simpatica padellina. Da svenimento il sugo che ho provato: il guanciale che fa l’amore con i pomodori, abbracciati dal sapido e risoluto pecorino romano. Che bontà.
Tonnarello Amatriciana
Non da meno l’altro primo che abbiamo scelto: tonnarelli alla carbonara: cremosi, profumati, ottimi. Davvero una signora carbonara. Ottimi davvero i tonnarelli (fatti a mano) e cosa non da poco molto generosa anche la porzione capace di soddisfare appetiti forti.
Carbonara
Non potevamo esimerci dal gustare anche un secondo e scelgo uno dei loro piatti forti: le polpette, non le classiche al sugo ma quelle alla cacio e pepe con patate al forno e cicorietta ripassata in padella. Sorprendenti. Fantastiche le polpette bagnate con una goduriosa fonduta di cacio e pepe, buonissime le patate, e poi la cicoria ci sta una favola. Scelta azzeccata, secondo piatto degno di nota.
Polpette cacio e pepe
Siamo sazi e purtroppo non riusciamo a gustare il dolce. Tonnarello a Roma pare faccia un tiramisù da paura, torneremo anche per questo. Prendiamo un amaro e chiediamo il conto.
Paghiamo per il nostro pranzo 53 euro in due. Rapporto qualità-prezzo a dir poco fantastico (carbonara a 9 euro, amatriciana a 8 euro e 50).
Tonnarello a Roma nel cuore di Trastevere è una vera istituzione. Locale che non puoi non aver visitato almeno una volta nella vita, tempio della cucina tradizionale romana. Merita la fama che ha e si spiega anche così la fila di romani e turisti che pazientemente aspettano il loro turno per sedersi qui. Ovviamente (lo fa capire anche il nome) il loro piatto forte sono i tonnarelli di pasta fresca, per non parlare dei saltimbocca e delle mitiche polpette che oserei definire “paradisiache” e non esagero. Buona la carbonara, eccellente l’amatriciana. La cosa che mi ha sorpreso è come riescano a mantenere alta la qualità e l'attenzione nonostante il numero quasi industriale di piatti che escono dalla cucina a ritmo incessante. Altra nota di merito è per il servizio rapido e informale e per il personale sempre sorridente, gentile e svelto. Fantastico poi il rapporto qualità prezzo. Se venite qui mettete in preventivo un po’ di attesa ma ne vale assolutamente la pena. Garanzia.
Tonnarello
Via della Paglia n. 1, 2, 3
Roma
Tel. 06 580 6404
Visita il sito web di Tonnarello
Il maritozzo è uno dei dolci più noti e golosi di Roma. Una meravigliosa piccola pagnotta realizzata con ingredienti semplici e con qualche (comprensibile) segreto da chi da anni ne porta avanti orgoglioso la storia e ne ha fatto un simbolo, tanto da dedicare proprio a lui il nome dell’attività: Il Maritozzaro.
Siamo in Via Ettore Rolli, zona Trastevere a pochi passi dal rinomato e conosciuto mercato di Porta Portese. Qui consiglio la “pausa maritozzo” in qualsiasi momento della giornata anche di notte. Sono tanti i romani e i turisti che non solo a colazione ma anche durante la giornata e a notte fonda (magari di ritorno dai locali) si concedono un piccolo ma irrinunciabile peccato di gola.
Il Maritozzaro Via Ettore Rolli Roma Ingresso
Bisogna fermarsi e godersi questa delizia. Non aspettatevi effetti speciali o arredi glam, Il bar è abbastanza piccolo e spartano, non ci sono posti a sedere ma gli effetti speciali sono tutti nella vetrina. Qui si fanno notare e si possono gustare dei maritozzi con la panna eccezionali: morbidi, delicati, profumati con una generosa e golosa farcitura di panna fresca (la variante classica), ma si possono gustare anche con altre farciture (crema, nutella, pistacchio tanto per citarne qualcuna).
Maritozzo Dettaglio
La piccola pagnotta è realizzata con pochi ingredienti (farina, acqua, lievito, latte, zucchero, tuorlo d’uovo, burro, olio) e come dicevo qualche segreto (soprattutto nella lievitazione). Il tutto farcito da questa cascata di panna fresca montata (la variante tradizionale). Il risultato è una nuvola, il maritozzo nonostante la grandezza (non è proprio piccolo) è leggero e morbido ed è pura goduria orgasmica poter affondare i denti e “sporcarsi” il muso con la panna fresca. Ho fatto colazione con il maritozzo e mi è piaciuto molto. Esperienza da ripetere.
Il maritozzo con la panna del Maritozzaro
Tra gli indirizzi imperdibili di Roma dobbiamo inserire senza ombra di dubbio il Maritozzaro, una vera istituzione, piccolo simbolo di una romanità verace. Questo piccolo Bar (presente dal 1960) resiste al tempo, ai cambiamenti, alle mode. Da non perdere per chi vuole gustare un grande maritozzo con la panna.
Chi ha la fortuna di andarci potrà gustare dei maritozzi favolosi ma anche i cornetti sono notevoli. Il Maritozzaro, tradizione e romanità. Da segnare in agenda.
Il Maritozzaro
Via Ettore Rolli n. 50
Tel. 3472175214
II nostro viaggio “templare” fa tappa nella Capitale. Siamo a Trastevere, questa è una delle zone di Roma che amo di più, un luogo ricco di storia, dove si respira un’atmosfera unica e dove più che in ogni altro posto si capisce cosa significhi il termine “romanità”.
Trastevere fu la casa di Gioacchino Belli, poeta noto in particolar modo per le sue poesie in dialetto romanesco e per il suo legame con questi luoghi. A Gioacchino Belli hanno dedicato una statua nell’omonima piazza, situata all’inizio di Viale Trastevere, questi luoghi furono anche fonte di ispirazione dell’altro grande poeta romanesco Trilussa. Dopo una bella passeggiata tra i vicoletti brulicanti e dopo aver respirato la frizzante atmosfera "trasteverina", abbiamo scelto per cena un indirizzo che per noi rappresenta una certezza. Abbiamo prenotato un tavolo in un luogo a noi ben noto già visitato qualche anno fa: l’ Hosteria dei Numeri Primi.
Il ristorante si trova in Via del Politeama a pochi passi da Via del Moro. Arriviamo (dopo aver prenotato il nostro tavolo da due) intorno alle 21.00. Ci accolgono con garbo e gentilezza. Il locale è come lo ricordavo: semplice ma nel contempo intimo e raffinato, minimal e curato, ci saranno una cinquantina di coperti, dominano i colori chiari, il bianco ed il tortora. Bella, semplice ma d’effetto la mise en place.
Ci accomodiamo al nostro tavolo. Sono curioso di provare di nuovo la loro cucina. Una rapida occhiata al menù: appare vario e ricercato ma ci sono anche dei piatti tipici della cucina romana. Noto anche delle interessanti proposte di pesce.
Arriva un gentilissimo cameriere che ci elenca anche i piatti “fuori menù” disponibili, anche questi praticamente tutti di mare.
Ordiniamo da bere una minerale e due calici di Montefalco Sagrantino DOCG della Cantina Rafin: un rosso carico, intenso, strutturato con una deliziosa nota minerale e sentori di frutti rossi e spezie. Ottima scelta.
Cominciamo con gli antipasti: una burratina di loro produzione con sedano e bottarga e una spettacolare e delicata tartare di tonno con pane croccante e crema di finocchi. Il tonno era meraviglioso, bella la nota croccante conferitagli dai dadini di pane croccante e sorprendente l’abbinamento con la crema di finocchi. Decisamente un gran piatto.
Tartare di tonno pane croccante e crema di finocchi
Divino l’altro antipasto: dei gamberoni con fonduta di cacio e pepe e favette croccanti. Anche in questo caso sono rimasto favorevolmente colpito. Che meraviglia l’abbinamento dei gamberoni con la fonduta di cacio e pepe (attenzione crea dipendenza).
Gamberoni con fonduta di cacio e pepe e fave croccanti
Ci godiamo il piacevole clima che si respira all’Hosteria dei Numeri Primi, sorseggiamo il nostro vino e intanto ordiniamo i primi. Optiamo per un primo della tradizione e un altro di pesce. Ecco un classico: tonnarelli cacio e pepe su cialda di parmigiano. Piatto eccellente, invitante e profumata la cremina con la giusta quantità di pepe, la pasta con cottura perfetta. Insomma un piatto della tradizione fatto a regola d’arte.
Tonnarelli cacio e pepe in cialda di parmigiano
Con l’altro primo abbiamo scelto uno dei loro cavalli di battaglia: tagliolini con vongole, gamberi e tartufo nero. Un piatto meraviglioso che ci ha conquistato. E’ la prima volta che gusto il tartufo accostato al pesce, ma vi posso assicurare che il risultato è commovente. Un piatto equilibrato, gustoso, avvolgente, da dieci e lode. Complimenti!
Tagliolini con vongole gamberi e tartufo nero
Decidiamo di provare anche un secondo, stavolta della tradizione e ordiniamo saltimbocca alla romana. Un classico della cucina romana. Anche questo degno di nota.
Saltimbocca alla romana
Come contorno una bella cicorietta di campo ripassata in padella con aglio e peperoncino. Buona
Cicoria di campo
Per chiudere in dolcezza prendiamo un cannolo scomposto (delicato).
Cannolo scomposto
Accompagniamo il dolce con un mirto di Sardegna, il mirto del Fondatore di Silvio Carta. Un liquore di mirto spettacolare, in cui si respira davvero l'anima ancestrale della Sardegna.
Il mirto di Silvio Carta
Chiedo il conto e paghiamo poco più di 45 euro a persona. Prezzo corretto ma soprattutto commisurato alla qualità di quanto degustato.
L’Hosteria dei Numeri Primi a Trastevere è davvero un indirizzo che non può mancare in agenda. Troverai una cucina sorprendente con alcuni dei classici della cucina romana ben eseguiti e nuove e innovative proposte (molte di mare). Tradizione e innovazione vanno a braccetto in un tripudio di sapori e in un ambiente che intriga e conquista. Piatti mai banali e in continua evoluzione, ottime e studiate le proposte sia di carne che di pesce. Ho trovato tutto eccellente ma quei tagliolini con vongole, gamberi e tartufo nero quasi da soli valgono il viaggio. Esperienza da non perdere. Rapporto qualità-prezzo corretto con un costo commisurato alla qualità dei prodotti e delle materie prime utilizzate. Altra nota di merito è per il servizio (preciso e veloce) e per il personale gentilissimo ed educato. Complimenti a Stefano Dominici e a tutto il suo team. Indirizzo imperdibile.
Hosteria dei Numeri Primi
Via del Politeama n. 8. Roma
Tel. 06 6456 26 93
Visita il sito web dell’Hosteria dei Numeri Primi
Lo chef Andrea Pagano ci propone un piatto molto interessante: la carbonara di gamberi. Una variante golosa e inusuale di una ricetta della tradizione. Proviamo a farla a casa...
Ingredienti per 4 persone:
- 400 gr. spaghetti
- 300 gr. gamberi
- 80 gr. guanciale
- 4 tuorli
- 30 gr. pecorino romano
- Sale, pepe, barbe di finocchio q.b.
Procedimento:
Tenete da parte 4 gamberi ai quali lascerete solo testa e coda, mentre sgusciate totalmente la restante parte eliminando anche il filamento nero posto sul dorso. Tagliateli in piccoli pezzi e teneteli da parte.
Con le teste e i carapaci fate un brodo lasciandolo sobollire per circa un ora e mezza. Filtrate il tutto e in questo brodo cuocerete successivamente gli spaghetti.
Fate a cubetti il guanciale. A parte sbattete i tuorli con un pizzico di sale, il pepe e il pecorino.
Rosolate in padella il guanciale fino a renderlo croccante, poi riponetelo in un contenitore e tenetelo al caldo. Nello stesso olio rosolate i gamberi tritati e quelli interi.
Intanto cuocete la pasta nel brodo precedentemente fatto, e salate il tutto. Quando la pasta sarà pronta spadellatela con i gamberi scottati e poi aggiungetela ai tuorli.
Mantecate bene il tutto e impiattate adagiando sopra i gamberi, il guanciale e qualche barbetta di finocchio per guarnire.
Lo chef Carmine Farina di ArteGusto Ristorante a Bellizzi (Sa) ci regala la ricetta di un sorprendente e buonissimo risotto all'amatriciana. Gli ingredienti sono gli stessi del celebre piatto laziale, il procedimento è semplice e il risultato vi sorprenderà.
Ingredienti per 4 persone:
- 320 gr di riso Carnaroli (acquerello)
- 200 gr di guanciale di Amatrice
- 1/2 cipolla bianca tritata
- 3 foglioline di basilico fresco
- 400 gr di pomodori pelati
- 40 ml di vino bianco secco
- Un pezzetto di peperoncino fresco
- Pepe q.b.
- Brodo vegetale non salato
- 50 gr di pecorino romano DOP
- Olio evo
Per il cremoso al pecorino:
- 100 ml di latte
- 50 ml di panna fresca
- 75 gr di pecorino romano DOP
- Pepe q.b.
Procedimento:
Iniziamo con mettere sul fuoco un buon brodo vegetale, nel frattempo togliamo la cotenna al guanciale, facciamolo a fette spese per poi tagliamolo a listarelle. Mettiamo a rosolare il guanciale piano piano senza olio, appena diventato croccante togliamone la metà e mettiamola da parte. Nel rimanente guanciale soffritto aggiungiamo i pelati precedentemente schiacciati a mano con il peperoncino e una macinata di pepe abbondante, lasciamo cuocere per una quindicina di minuti a fuoco moderato e aggiustiamo di sale.
Mentre il sugo all'amatriciana cuoce e il brodo vegetale anche, iniziamo a preparare il cremoso al pecorino che dovrà poi raffreddare per prendere consistenza. Mettiamo in un pentolino la panna e il latte e portiamo a bollore. Spegniamo il fuoco, aggiungiamo il pecorino e una macinata di pepe e passiamo tutto al mixer ad immersione.
In un pentolino di acciaio e con bordi alti tostiamo il riso con la cipolla tritata finemente e un filo di olio Evo, appena tostato, sfumiamo con il vino bianco. Dopo che il vino è evaporato mettiamo tutto il sugo all'amatriciana che prima abbiamo preparato, lasciamo andare un po’ e poi iniziamo ad aggiungere il brodo un po’ alla volta, sempre mescolando fino a portarlo a cottura ovviamente al dente ma con la consistenza finale del risotto che deve essere bello morbido e cremoso.
Spegniamo il fuoco e mantechiamo con il pecorino romano grattugiato, un cucchiaio di cremoso al pecorino, aggiustiamo di sale e lasciamolo riposare per 3 minuti.
Andiamo ad impiattare: mettiamo il riso in un piatto da portata aggiungiamo sopra con un cucchiaino il cremoso al pecorino come se fossero dei puntini e poi mettiamo il guanciale che prima abbiamo tolto dalla padella.
Aggiungiamo le foglioline di basilico fritte in precedenza e il risotto all'amatriciana è pronto. Buon appetito.
Arte Gusto
Via Roma n. 257
Bellizzi (Sa)
Tel. 0828 351041
Visita la pagina Fb di Arte Gusto Ristorante
Siamo tra Sant’Anastasìa e Pomigliano D’Arco in una strada un po’ nascosta e di per se anonima. Qui c’è un indirizzo che è diventato nel tempo una piccola grande istituzione: Bistrot Zì Rosa. Un po’ caffetteria, un po’ bottega alla vecchia maniera dove trovare prodotti del territorio di eccellenza (pomodorini del piennolo e le mitiche papaccelle giusto per citarne qualcuno), un po’ risto-bistrot.
La filosofia è quella portata avanti da Lello (il figlio della mitica Zì Rosa) chiamato qualche anno fa dalla mamma a rilevare la vecchia caffetteria. Da quel momento è stata una crescita costante. Questo è un piccolo angolo di buon gusto e buon cibo che può essere vissuto dalla colazione alla cena.
Bistrot Zì Rosa Particolare sala
Già entrando sembra di spostarsi “altrove”, magari in una bottega o bistrot provenzale: l’arredo è curato, sobrio dal tocco vagamente shabby, pochi i posti a sedere. Entrando sulla sinistra un bacone bar con una storica macchina da caffè e tanto ben di Dio. Qui c’è davvero l’imbarazzo della scelta: cornetti morbidi, profumati e di diversi tipi (attenzione ad arrivare tardi che vanno a ruba), ma per noi sono insuperabili le sbriciolate (fatte da loro): alla nocciola, all’albicocca, ai frutti di bosco e poi la caprese, la caprese al limone, crostate, biscottini, pan cake e torte vegane. Insomma ad ognuno il suo. Anche il caffè di Lello è da Champions League.
Bistrot Zi Rosa Particolare interno
Tutto al Bistrot Zì Rosa è curato nei dettagli e tutto parte da una scelta accurata e selezionata di prodotti e fornitori e da una filosofia portata avanti in modo convinto negli anni. Qui si bada alla qualità e non ai grandi numeri.
Qui si può anche pranzare o cenare e la spesa si fa quotidianamente. C’è una lavagna dove ogni giorno sono segnate le proposte del giorno, la cucina è espressa che più espressa non si può. E quando una cosa finisce…beh finisce.
Noi qui veniamo spesso per un aperitivo o a colazione ma ci siamo tornati anche per cena.
Abbiamo cominciato con grissini ai semi di papavero e un prosecco. Da bere due minerali e due calici di Morellino di Scansano DOCG Poggio Nibbiale un bel rosso da uve Cabernet Sauvignon, Canaiolo, Montepulciano, Sangiovese. Di un bel colore rubino, sentori di frutti rossi, buoni tannini e discreta personalità.
Morellino di Scansano Poggio Nibbiale di Buchheim
Arrivano i loro pani. Abbiamo scelto due tris: una parmigiana di patate a cui mancava solo la parola, eccezionale. Non da meno la parmigiana di melanzane e la polpetta fatta come Dio comanda con il suo sughetto che grida “scarpetta!”
Polpetta parmigiana di patate e parmigiana di melanzane
Vai con il primo: scialatielli con vongole e friarielli. Sorprendenti. Una cremosità ed un gusto incredibili. Nota di merito per le vongole (eccezionali) e azzeccata la scelta degli scialatielli freschi come tipo di pasta e cosa era quella cremina di friarielli….
Scialatielli vongole e friarielli
Due secondi: un polpo scottato con crema di fior di latte, pomodori confit e salsa di basilico. Gran piatto, morbido e saportito il polpo, delicata la crema di fior di latte.
Polpo scottato su crema di fior di latte pomodori confit e salsa al basilico
Sublime poi la parmigiana di pesce spada con melanzane e provola. Un piatto che mi ha conquistato. (Ottimo consiglio Lello!)
Parmigiana di pesce spada
Come si può non chiudere in bellezza con i dolci? E allora… sbriciolata ai frutti di bosco, orzo e segale. Buonissima.
Sbriciolata ai frutti di bosco
Sbriciolata alla nocciola (prendo sempre questa quando vengo qui). Fantastica.
Sbriciolata alla nocciola
Poi assaggiamo un altro dessert: torta cioccolato, amarene, frangipane e sale. Spettacolare e intrigante il contrasto del dolce con i granelli di sale in superficie.
Dolce amarena cicoccolato frangipane e sale
Accompagniamo il dolce con due amari d’arancia rossa siciliani e chiediamo il conto. Paghiamo poco più di 40 euro a persona per una bella esperienza gastronomica.
Bistrot Zì Rosa a Sant’Anastasia è un piccolo gioiello. Un po’ caffetteria, un po’ bottega, un po’ ristorante e un po’ bistrot. Qui puoi venire in ogni momento della giornata da colazione a cena e trovare sempre proposte interessanti. Lello (il padrone di casa) è gentile, preparato e ospitale. Fantastico il caffè, mitiche le torte, le crostate e le sbriciolate. La cucina vi sorprenderà: poche proposte giornaliere ma tutte curate con una meticolosa e accurata scelta di prodotti e materie prime (tutte stagionali). Bella l’atmosfera (vagamente francese) che si respira. Locale ben frequentato, servizio preciso e professionale. Conto adeguato al contesto. Se sei in zona è un indirizzo da non perdere. Garantiamo noi.
Bistrot Zì Rosa
Via degli Archi Augustei n.15
Sant’Anastasia (Na)
Tel. 339 342 3954
(Chiuso la Domenica)
Visita la pagina Fb di Bistrot Zì Rosa
Siamo nel salernitano a Bellizzi nell’area geografica della Piana del Sele, una delle aree più fertili e fortunate della regione, infatti nella Piana del Sele si produce una grande mozzarella di bufala, uno dei vanti campani.
Siamo venuti qui a Bellizzi perché c’è un indirizzo che non potevamo non provare: Arte e Gusto, il regno dello chef Carmine Farina.
Siamo nella centralissima Via Roma, parcheggiamo in strada a pochi metri dal locale. Abbiamo preventivamente prenotato il nostro tavolo da due.
Entriamo, il locale è arredato in stile moderno, è molto luminoso, dominano il bianco e il nero con qualche incursione di colore e di rosso, le sedie bianche, nere e rosse a rendere più accattivante lo stile. C’è una porzione di cucina a vista (effetto vedo non vedo) e una quarantina di coperti. L’impatto complessivo è decisamente piacevole. Ci accomodiamo.
Come vi raccontavo prima questa è la casa di Carmine Farina, chef preparato, simpatico e capace, un concentrato di passione e amore per la cucina. Carmine dopo gli studi e tanta esperienza in diverse strutture da fine 2013 ha aperto questo locale. Poi nell'Aprile del 2019 Arte e Gusto si è spostato nel nuovo locale affiancando al ristorante anche la pizzeria. Arte e Gusto è tutta la sua vita, qui Carmine esprime la sua passione e la sua creatività in cucina. In fondo quella di un locale tutto suo è stata una promessa silenziosa fatta al caro papà (a cui il locale è dedicato), che credeva ciecamente nelle capacità del figlio in cucina. Ristorante e pizzeria si muovono sinergicamente, impasti, topping e farciture nascono e partono dalla cucina e rendono interessanti anche le pizze (al bancone c’è il bravo Giovanni, il fratello di Carmine). Torneremo a provare anche queste ultime …
Ed eccoci pronti a goderci il pranzo. Il menù è sempre in evoluzione, cambia quasi settimanalmente in base alla reperibilità della materia prima, alla stagionalità dei prodotti e alla creatività dello chef. Si può ordinare “a la carte” o scegliere dei percorsi degustazione, di terra o di mare, della tradizione o creativo. Noi decidiamo di optare per due menù degustazione di mare “creativi”.
Da bere una minerale e un bel bianco del territorio, un Paestum fiano IGT “Donnaluna”dei Viticoltori De Conciliis, di un bel giallo paglierino, con una buona mineralità, dal gusto pieno, con un bel sentore floreale e di frutta a polpa gialla. Un vino che accompagnerà alla grande il nostro pranzo a base di pesce.
Fiano IGT Donnaluna dei Viticoltori De Conciliis
Nell’attesa degli antipasti, ci servono uno stuzzicante entreé: bocconcino di montanara con fonduta di provola, gambero rosa, pepe e limone. Spettacolare, equilibrata, sorprendente l’abbinamento del gambero con la fonduta di provola la nota del pepe e la scorza di limone a donare freschezza. Ci è davvero piaciuta tantissimo..
Montanara con fonduta di provola gambero rosa pepe e limone
Arrivano anche i pani di loro produzione, tre tipi: pane ai cereali, una focaccina e pane bianco. Anche il pane è buonissimo, bel lievitato, fragrante, profumato. Complimenti.
I Pani
Dopo poco ecco gli antipasti, cominciamo con tre assaggi: spiedo di calamaro con una scarola ripassata alla partenopea e maionese alla colatura di alici, totanetti affogati al datterino rosso con patate e cremoso ai porcini e una classica insalatina di mare. Un tripudio ….
Antipasti
L’insalatina di mare, fresca, morbida ha sempre il suo perché…
Insalatina di mare
Paradisiaco questo totanetto con le patate, morbido, voluttuoso, affogato in un sughetto di pomodorini datterini che ci ha “costretto” alla più goduriosa delle scarpette!
Totanetti e patate affogati
Sorprendente lo spiedo di calamaro (buonissimo) perfettamente abbinato alla scarola.
Spiedino di calamaro e scarole
Siamo partiti davvero alla grande, ma il proseguo non è da meno. Baccalà alla caprese, eccellente. Morbido, delicato e al contempo sapido il baccalà con quel sapore “mediterraneo” dato dal pomodorino.
Baccala alla caprese
Delicato e squisito il roll di salmone con zucca mantovana e provola in doppia consistenza (sotto la fonduta di provola e dentro al roll la provola stessa).
Roll di salmone zucca e provola
L’antipasto di mare ci ha sorpreso e convinto. Proposte eccellenti, ben cucinate e presentate. Abbinamenti creativi ma comunque che si muovono nel solco della tradizione e una materia prima eccellente con prodotti legati alla stagionalità. Complimenti davvero.
Poi un fuori programma. Ci viene voglia di assaggiare una mozzarellina di bufala, del resto come detto siamo in una delle zone della Campania vocate alla produzione di mozzarelle di bufala eccellenti. E infatti la troviamo ottima, presentata poi alla grande in un cestino di pane e pomodorini rossi e gialli.
Mozzarelline di bufala
La nostra esperienza gastronomica prosegue con i due primi che abbiamo scelto: un intrigante risotto cacio e pepe con mazzancolle e palline “cacio e pepe” fritte. Sapido, e al contempo stemperato dalla polpa delicata e morbida delle mazzancolle (freschissime). Che buone quelle palline cacio e pepe !
Risotto cacio e pepe con mazzancolle e palline cacio e pepe fritte
L’altro primo è stato a parer nostro un capolavoro: spaghettoni alla carbonara di salmone, uno dei cavalli di battaglia dello chef Carmine Farina. Un piatto che ci ha conquistato. Eccezionale. Delicata la carbonara, voluttuosa e che bontà l’idea del salmone. Un piatto che quasi da solo vale la visita qui. Decisamente da ricordare.
Carbonara di salmone
Siamo sazi ma un secondo in due vogliamo provarlo. La scelta cade sulla trilogia di tonno, in pratica il tonno presentato con tre tipi di cotture e preparazioni: tonno scottato accompagnato dal sale di Maldon (spettacolare sale inglese apprezzato dai gourmet di tutto il mondo), una tartare di tonno condita con spuma di provola e un tonno croccante tutto su una leggera salsa alla ‘Nduja. Anche questo piatto è notevole. Per chi come me ama il tonno è stata un’esperienza incredibile, ho trovato sorprendente e azzeccatissimo l’abbinamento con la ‘Nduja. Chapeau.
Trilogia di tonno
Dulcis in fundo. Ci servono un predessert: composta di castagnaccio con il miele caldo.
Predessert
Prendiamo un dessert da dividerci: sfogline ripiene di nutella accompagnate da una crema al panettone con un crumble di biscotto al burro. Che ve lo dico a fare…. Accompagniamo il dolce con caffè e mirto di Sardegna.
Sfogline ripiene di nutella
Accompagniamo il dolce con caffè e mirto di Sardegna. Chiediamo il conto e paghiamo per il nostro pranzo 45 euro a persona. Rapporto qualità prezzo corretto e adeguato alla proposta di cucina.
Arte Gusto a Bellizzi è una tappa obbligata per chi ama mangiar bene. La cucina di Carmine Farina si potrebbe così definire: un mix di tecnica e passione. Carmine è uno chef talentuoso ed è capace di proporre una cucina che esalta i prodotti e le materie prime utilizzate (di grande qualità e sempre con un occhio alla stagionalità). In più ha un carattere solare ed è molto simpatico. Si può optare per proposte di pesce o di carne e in ogni caso il risultato è garantito. Nota di merito per il servizio (Chiara in sala è gentile, preparata, encomiabile e molto brava). Il rapporto qualità-prezzo corretto e adeguato comunque al tipo di proposta gastronomica. Esperienza da non perdere. Abbiamo mangiato divinamente. Garantiamo noi…
Arte Gusto
Via Roma n. 257
Bellizzi (Sa)
Tel. 0828 351041
Visita la pagina Fb di ArteGusto ristorante
Siamo tornati a trovare lo chef Pietro Leonetti per provare la sua cucina e le sue proposte, una cucina per cui proviamo un debole, lo ammettiamo. Ma andiamo per ordine.
Siamo a Castel Morrone, un borgo dalle origini antichissime, da queste parti la storia la respiri un po’ dovunque, qui sono transitate genti, eserciti, popoli, lo stesso Garibaldi e la storia la respiri anche al Frantoio Ducale, siamo infatti all’interno del suggestivo Palazzo Ducale che fu costruito intorno al 1600 dal Duca De Mauro, su una struttura preesistente. Da un po’ di anni questo luogo è il regno della famiglia Leonetti che qui vive e proprio qui si trova anche il ristorante.
E’ una fredda serata invernale, arriviamo puntuali intorno alle 21.30, abbiamo preventivamente prenotato il nostro tavolo da due.
All’interno due grandi sale, con arredamento degno della location, uno stile classico ma non “pesante”, c’è una bella e sobria “mise en place” e poi c’è il plus ossia la sala “enoteca” del ristorante (dove ci si può anche accomodare e mangiare), quella con una storica e maestosa macina in pietra che un tempo si usava per la molitura delle olive. L’atmosfera è incredibile e invita alla convivialità.
La maestosa macina antica
Ci accompagnano al nostro tavolo, arriva Pietro che fa gli onori di casa, ci saluta e ci fa portare il menù. Da bere ordiniamo una minerale e una bottiglia di “Conclave” Falerno del Massico (2017) delle cantine Papa, un vino maestoso che adoro e che si presenta con un bel colore rosso rubino, con sentore di frutti rossi e spezie, tannini vigorosi. Eccezionale questo falerno che accompagnerà il nostro pranzo.
Il Conclave Falerno del Massico di Papa
Diamo un’occhiata al menù, cominciamo con un assaggio di 5 antipasti (denominato in carta Di tutto un po’).
Dopo poco cominciano le danze: un baccalà in tempura con una insalatina di verdure, una giardiniera fatta da Pietro Leonetti con verdure cotte a vapore. Piatto spettacolare nella sua semplicità. Il baccalà morbido, il fritto non unto e asciutto e che buone quelle verdurine! (Belle anche da vedere).
Baccalà in tempura con giardiniera
Degli stuzzicanti fiori di zucca in pastella ripieni di ricotta di fuscella e salame di maialino grigio toscano su passatina di zucca. Che ve lo dico a fare….
Fiore di zucca in tempura su vellutata di zucca
Una bella “parmigianina” di melanzane che ha sempre il suo perché, meravigliosa, profumata, ben fatta, gustosa ed equilibrata.
Parmigiana di melanzane
Dei bocconcini di coniglio al finocchietto selvatico e coriandolo su broccoletti passati in padella. Che buoni !
Bocconcini di coniglio al finocchietto selvatico
Una profumatissima zuppa di fagioli quarantini, farro, ceci, castagne e porcini con vela di pane. Divina.
Zuppa di fagioli quarantini farro ceci castagne e porcini
Sulla zuppa, e confesso anche con il buon pane locale abbiamo abbinato un grande olio del territorio: l’Oro di Caiazzo del frantoio Marco Mondrone, un fruttato medio, persistente, con evidenti note di erba fresca. Ottima espressione del territorio.
Olio evo di Oro Caiazzo del frantoio Marco Mondrone
L’antipasto è eccellente, una serie di proposte che si muovono nel solco della tradizione, ben presentate, ben eseguite, l’esaltazione della cucina della tradizione contadina realizzata con prodotti di grande qualità. Complimenti davvero.
Passa a salutarci Pietro Leonetti, che si intrattiene qualche minuto con noi, per assicurarsi che tutto vada bene, Pietro è sempre molto presente ed attento alle esigenze di tutti i commensali. Ci racconta la storia di questa struttura e del Palazzo Ducale, affascinante.
E’ tempo di scegliere i primi, la nostra scelta cade su un piatto di fusilloni di pasta fresca con noci e porcini, un ben eseguito, equilibrato. Perfetta cottura della pasta e poi che profumo!
Fusilloni di pasta fresca con porcini e noci
E poi un piatto per me rassicurante: rigatoni con una genovese delicata, profumata, bella tirata e densa. Commovente.
Rigatoni con genovese
Siamo quasi sazi ma un secondo (in due) lo vogliamo provare. Optiamo per il maialino grigio a lenta cottura con friarielli. La carne morbidissima, voluttuosa si scioglie in bocca. Ottimo l’abbinamento i friarielli. Grande piatto anche questo.
Maialino a lenta cottura con friarielli
Non possiamo chiudere in dolcezza. Non vogliamo strafare, Pietro ci serve un po’ di fondente e degli struffoli fatti da lui (ottimi).
Dessert
Accompagniamo il dessert con un bel passito: Dolceluna, il Primitivo di Manduria Dolce Naturale della linea pugliese PietraPura di Rocca delle Macie. Profumato, persistenti con note di frutta matura e miele.
Pietra pura primitivo di Manduria passito Dolceluna
Chiediamo il conto e paghiamo per il nostro pranzo 80 euro in due, davvero un eccellente rapporto qualità – prezzo.
Non è la prima volta che veniamo al Frantoio Ducale a Castel Morrone. Ogni volta è una grande conferma. Pietro Leonetti per noi è una garanzia assoluta.
Ogni parola o considerazione ulteriore rispetto a quanto scritto anche in passato su questo ristorante risulterebbe quasi pleonastica. Qui trovate una cucina eccellente, che esalta i prodotti del territorio, le proposte sono realizzate con cura, attenzione ai dettagli, con materie prime che non vengono lavorate troppo in modo tale da esaltarne il sapore e le caratteristiche.
Metteteci poi la location suggestiva (pranzare o cenare in un palazzo Ducale e respirare la storia ha sempre un certo fascino), il servizio è professionale e attento (inappuntabile e preparato Giuseppe in sala), la simpatia e la garbata ospitalità di Pietro Leonetti fanno il resto . Aggiungiamo poi un corretto rapporto qualità – prezzo. Cosa volere di più? Consigliatissimo. Qui si va sempre sul sicuro! Alla prossima Pietro.
Ristorante il Frantoio Ducale
Via Altieri n.50
Castel Morrone (Ce)
Tel. 0823 399167
Visita il sito web del ristorante Il Frantoio Ducale
E’ venerdì sera, l’aria è frizzantina con un gruppo di amici e colleghi andiamo a cena a Forino a una decina di Km da Avellino, il posto scelto è La Vecchia Casa, questo indirizzo è una nostra vecchia conoscenza, siamo curiosi a distanza di tempo ti tornare a gustare la loro cucina. Forino è un paese immerso nel verde di boschi cedui e noccioleti, siamo a 400 metri sul livello del mare. Il centro del paese è piccolo e arrivare al ristorante è molto semplice, siamo nella centralissima Via Roma. Parcheggiamo comodamente davanti al locale.
La Vecchia Casa si trova in un palazzo signorile del 1800, si entra in un portone maestoso e lo stabile si sviluppa su più livelli e ha una particolarità che ci colpisce: ci sono tanti piccoli ambienti separati che sono un invito al piacere della tavola senza rischio di chiassose tavolate. L’arredo è semplice e sobrio, l’atmosfera è calda e invita alla convivialità. Ci accomodiamo e ci accolgono con un prosecco di benvenuto (gradito pensiero). Decidiamo di affidarci ai loro consigli e optiamo per un antipasto tipico del territorio per tutti.
Arrivano i loro pani (tra cui il pane cicoli e pepe fatto da loro, buonissimo):
Da bere prendiamo un vino aglianico giovane di un’azienda locale, di pronta beva gradevole ed equilibrato, (alla fine della serata le bottiglie di vino saranno 4). A queste si aggiunga una bottiglia di Rosso Cupo, Irpinia Campi taurasinini della cantina Manimurci di Paternopoli. Un bel rosso dal colore rubino intenso, con profumi di frutta rossa e spezie, di buona personalità.
Rosso cupo Irpinia campi taurasini di Manimurci
Arrivano i taglieri di salumi tipici (prosciutto crudo, guanciale, capocollo, soppressata, salame paesano). Molto buoni i salumi tutti rigorosamente del territorio.
Tagliere di salumi
Ecco i formaggi di pecora a Km zero. Anche questi sopra la media e gustosi. I formaggi e pecorini locali accompagnati da confettura e miele di castagno.
Formaggi
L’antipasto prosegue con il classico e tipico mallone irpino (rape e patate qui arricchite con guanciale a cubetti). In una parola spettacolare.
Il mallone
Il mallone è un piatto che si prepara da Ottobre in poi fino ad arrivare alla Primavera, ne abbiamo provati tanti in Irpinia e nella zona del salernitano durante i nostri “viaggi gastronomici”, questo è uno dei migliori mai gustati … complimenti. Altra chicca: la parmigiana di cipolla ramata di Montoro, sorprendente, dolce, profumata. Grande piatto. Una parmigiana divina.
Parmigiana di cipolla ramata di Montoro
E ancora zuppa di fagioli, castagne, guanciale e alloro che col freddo che c’è ci sta da Dio. Anche questa bene eseguita, equilibrata e gustosa.
Zuppa di fagioli castagne con guanciale e alloro
Pensate sia finita qui? No, affatto … Ecco delle buonissime scarole con olive, capperi e noci.
Scarole con olive capperi e noci
L’antipasto ci ha soddisfatto in pieno. Da notare l’uso di materie prime e prodotti del territorio (spesso a Km zero) ben cucinati e presentati. Visto che siamo in tanti decidiamo con i primi di assaggiare più cose. Anche qui si respira “Irpinia” a pieni polmoni.
Tagliatelle (hand made) con burro, porcini e tartufo irpino, avvolgenti, profumate, mantacate alla perfezione e che profumo quei porcini insieme al tartufo..
Tagliatelle fatte in casa con burro porcini e tartufo
E ancora le cortecce con pomodorini e salsiccia, una proposta in apparenza semplice ma che ha sempre il suo perché. Ottima la salsiccia, un piatto bene cucinato.
Cortecce pomodorini e salsiccia
Qualcuno dei commensali vuole degustare una pasta ripiena e la scelta cade sui ravioli di ricotta (hand made) con burro e pancetta croccante . Anche questi molto buoni.
Ravioli burro e pancetta
E ancora dei commoventi spaghetti quadrati con crema di caciocavallo, tartufo e porcini. Eccezionale la loro cremosità e dal profumo stordente.
Spaghetti quadrati con crema di caciocavallo tartufo e porcini
Non possiamo alla Vecchia Casa non andare anche di genovese, qui infatti (lo ricordavamo bene) la fanno in modo eccellente. Scelta azzeccata! Queste candele spezzate alla genovese (con cipolla di Montoro e pezzi interi di ottima carne) fantastiche.
Candele spezzate alla genovese
La carrellata dei primi ci ha deliziato. Passa intanto a salutarci e a sincerarsi che tutto vada per il meglio Pellegrino Tolino (detto Rino), l’oste, il pizzaiolo e il titolare della Vecchia Casa. Con lui stabiliamo che tipo di carne gustare come secondo. Alla fine la scelta cade su marchigiana e scottona irpina. La carne frollata alla perfezione è davvero uno spettacolo.
Sua maestà la carne
Ci viene servita tagliata su pietra di sale. Eccezionale, morbida (quasi si scioglieva in bocca).
Marchigiana e scottona su pietra di sale
Accompagniamo la carne con delle chips di patate e porcini. Intriganti.
Chips di patate e porcini
Da notare come abbiamo cenato con un grande olio: zahir di Sacomaio, monocultivar di ravece. Un extravergine eccezionale, il fiore all’occhiello del frantoio Sancomaio di Zungoli, ottenuto selezionando le migliori olive della qualità ravece (una cultivar autoctona irpina). Lo Zahir di Sancomaio mi piace per la sua evidente nota di pomodoro verde e quel leggero sentore di amaro che lo rendono un olio strutturato e importante. Vera eccellenza irpina.
Monocultivar ravece Zahir di SanComaio
Siamo sazi e ahimè ci tocca saltare il dolce. Giro d’ordinanza di amari, grappe e caffè e chiediamo il conto. Paghiamo 35 euro a testa per una cena fantastica. Davvero complimenti anche per il fantastico rapporto qualità- prezzo.
La Vecchia Casa a Forino è un indirizzo sicuro. Qui puoi gustare un'ottima cucina irpina realizzata con prodotti del territorio di grande qualità. Anche le quantità soddisferanno i più esigenti ( e affamati). La Vecchia Casa è anche pizzeria e al forno c’è Pellegrino Tolino detto Rino, che è anche il titolare. Dobbiamo fare a lui i complimenti perché qui alla Vecchia Casa si sta davvero bene e si mangia alla grande. Fantastico poi il rapporto qualità prezzo. Da provare senza riserve. Garantiamo noi Templari del Gusto.
Ristorante La Vecchia Casa
Via Roma 81/85
Forino (Av)
Tel. 328 897 6063
328 897 6063
Visita la pagina Fb della Vecchia Casa